Un groviglio confuso, paranoico, (in)stabile, latente nel fondo, nel segreto più segreto della felicità, alberga l’angoscia. L’anima è un’orchestra occulta, non sappiamo che spartito o strumenti prendono vita ma ne conosciamo la sinfonia. Una sinfonia, come cataclisma del cosmo, che quando arriva intorno a noi, si perde il sole e si sconvolgono le stelle.
Una scultura sentita, massiccia, diretta. Ideata e progettata nel 2014, fu una catarsi interiore, un processo di liberazione, emozioni, un’analisi nel profondo del subconscio. Il cercare di afferrare con fermezza ciò che di traumatizzante era latente nel profondo e liberarla. Esternarla e racchiuderla in quelle forme di terracotta.
Dalì, mentore e musa ispiratrice, attraverso la sua analisi psicoanalitica del concetto di angoscia esistenziale, ha ispirato l’intera opera. Il suo surrealismo forte, d’impatto, ha ispirato metà volto dell’opera. L’altra metà è una rappresentazione rivisitata della sua opera “Il volto della guerra - Le visage de la guerre”. In quest’opera Dalì ha come scopo rappresentare l’orrore della Seconda Guerra Mondiale, poco prima scoppiata.
Un volto deformato, deforme, mostruoso, senza sesso maschile o femminile, l’orrore globale. Nelle orbite e nella bocca sono inseriti dei teschi, che a loro volta rappresentano altri teschi all’interno delle tre cavità. Emergono dei serpenti minacciosi che avvolgono il viso, alcuni si insinuano nelle orbite, altri cadono al suolo.
Ho voluto introdurre quest’opera, raffigurandola accanto al suo creatore, nella seconda metà del viso nella mia scultura per la sua forte essenza significativa. L’orrore anche della nostra guerra interiore, ciò che combattiamo ogni singolo giorno che ci deforma, tenta di trasformarci in mostri. Come una corda al collo che ci strisola, come farebbe un serpente con la sua preda.
Principalmente lo scopo dell’opera fu racchiudere in una estremizzazione del concetto, quel groviglio di emozioni tormentose, esteriorizzare tutto, e imprigionarlo in quelle forme così da toccarlo con mano, sentirlo al tatto al fine di poterlo guardare in faccia e gestirle, affrontarlo personalmente.
(Fu modellata in creta e cotta (terracotta))
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